C’è un’isola che stato il primo posto ad abolire la schiavitù nel mondo grazie all’insurrezione degli schiavi. Un' isola che ha sconfitto le truppe napoleoniche stanziate nelle colonie, ma ha dovuto comprare la sua emancipazione con tanti soldi e ora è uno dei paesi più poveri al mondo. C’è un’isola dove musica e politica molto spesso sono intrecciate. Un isola devastata da uragani e terremoti come quello del 2010 il secondo terremoto più distruttivo della storia dell'uomo.
Ma mentre le catastrofi naturali non si posso evitare, quelle umane sì e quest’isola, Haiti è stata anche colpita dall’avidità sanguinaria del colonialismo e dei paesi ingombranti come la Spagna, la Francia la Germania e infine gli Stati Uniti. Perché come ci canta Manno Charlemagne, anche se Haiti non è una foresta, ci sono le belve. Anche dall'altro lato della frontiera con la Republica Domenicana, dove si sta costruendo l'ennesimo muro antimigrazione (*).
Un libro: I giacobini neri, Cyril Lionel Robert James, Derive Approdi
Un documentario: The agronomist (Jonathan Demme, 2003)
Un articolo (in spagnolo) sul muro che alla chetichella sta costruendo la Republica Domenicana nella frontiera con Haiti . Alla fine di febbraio il presidente Luis Abinader aveva annunciato in un discorso in parlamento l’intenzione di erigere una barriera lungo gli oltre 370 chilometri di frontiera tra i due paesi, anche se secondo alcuni generali dell'esercito sarà eretta solo in certe zone considerate estrategiche. L’opera -di cui in realtà si sa poco ma che teoricamente includerebbe dispositivi di riconoscimento facciale e sensori- è stata criticata da commercianti haitiani e dominicani e da molte associazioni che difendono i diritti umani, perché danneggia soprattutto le migliaia di haitiani che ogni giorno attraversano la frontiera per cercare lavoro.